Le patate sono un tubero comunissimo, sia per la loro gustosità sia per la versatilità nella loro preparazione. Le patate, infatti, sono tra i prodotti orto frutticoli più apprezzati da adulti e bambini. Basti pensare alla gustosissima patatina fritta oppure al purè. Preparazioni, queste, molto diverse tra loro ma in cui la protagonista indiscussa è proprio la patata.
Solitamente di consistenza pastosa, di colore giallastro (con le dovute eccezioni), consumate cotte, con la buccia o senza, le patate sono utilizzate spesso nelle nostre case per preparare numerose e gustose ricette. Ma vi siete mai chiesti se determinate cotture o tipi di patata possano favorire un abbassamento dell’indice glicemico? Scopriamolo insieme.
Le caratteristiche nutrizionali delle patate
Le patate possono essere assunte come parte di una dieta sana ed equilibrata in quanto sembrerebbero rappresentare una fonte essenziale sia di macronutrienti, e, in particolare, di carboidrati, sia di micronutrienti come i sali minerali (ad esempio, potassio e magnesio) e vitamine, soprattutto quelle del gruppo B. Contenendo carboidrati, quindi, queste tenderebbero ad alzare l’indice glicemico.
Questa caratteristica, tuttavia, non sembrerebbe essere propria di tutte quante le tipologie di patate: ci sono alcuni tipi che promuoverebbero un maggiore aumento della glicemia e altri che, invece, riuscirebbero a non alterarla in maniera evidente. Risulterebbe quindi importante imparare a conoscere quei tipi di patate a più basso indice glicemico.
I tipi di patate e l’indice glicemico
Quando si acquistano le patate, facilmente reperibili nei supermercati e nei negozi di ortofrutta, nel caso in cui volessimo provare a prendere quelle che non incidono fortemente sull’indice glicemico, dovremmo prediligere le cosiddette patate dolci. Queste, infatti, si differenziano dalle patate “tradizionali” per due motivi principali, riportati nell’elenco di seguito:
- maggiore quantitativo di amido resistente
- maggiore quantitativo di fibra
L’amido resistente, infatti, risulterebbe più difficilmente digeribile rispetto a quello contenuto nelle patate “tradizionali” e, quindi, sarebbe assimilato in maniera minore rispetto all’amido di quest’ultime. Inoltre, le grandi quantità di fibra, anch’essa non digeribile, insieme alle elevate percentuali di amido resistente, promuoverebbero la motilità intestinale e, di conseguenza un minor coinvolgimento dei tassi glicemici.
Quindi, in conclusione, potremmo iniziare a dire sì a patate dolci quali le patate a buccia viola, le patate a buccia rossa e le patate novelle. In particolare, queste dovrebbero essere preferibilmente cotte a vapore oppure essere bollite. Inoltre, queste non dovrebbero essere consumate subito dopo la cottura, ma dovrebbero essere lasciate rafreddare e solo allora essere consumate.